sabato 2 agosto 2008

Aspettando l'Expo #2

Nell'operosa Milano legioni di lavoratori indomiti sfidano la calura estiva per realizzare, il più celermente possibile, le imponenti strutture ideate per l'Expo che fulgido si staglia all'orizzonte. Italici e negher - come i meneghini con ilare bonomia chiamano gli extracomunitari - danno prova nei cantieri cittadini di indefessa alacrità. Impavidi e sprezzanti del pericolo rinunciano volontariamente a casco, guanti e altri sistemi di sicurezza pur di non sottrarre tempo al lavoro per indossare gli inutili orpelli. Il virile impegno sta già portando i primi allori alla Patria, come attestano i risultati raggiunti. Non solo Milano, ma l'Italia tutta è il paese europeo dove nel 2007 c'è stato un morto sul lavoro ogni sette ore. Il doppio rispetto alla Francia e sei volte di più rispetto alla perfida Albione. I maschi italici, come sempre, primeggiano.

martedì 22 luglio 2008

Ma quale stampa, bellezza!

Concerto di Tom Waits all'Arcimboldi di Miano. Ufficio stampa a cura della D'Alessandro e Galli. "Pronto sono un giornalista vorrei accreditarmi". "Non sono previsti accrediti. I giornalisti pagano come tutti. Sono 125 euro più i diritti di prenotazione". Non mi era mai successo. Con questo sistema basta aumentare i prezzi per tenere lontana la stampa. Se un ingegnere del suono deve entrare in sala, durante lo spettacolo, per verificare l'acustica gli fanno pagare il biglietto? Vuoi vedere che quello del giornalista non è più considerato un mestiere come gli altri? Non credo che un idraulico per riparare i cessi dell'Arcimboldi debba prima spendere i 125 euro. Il pubblico paga perché sceglie di andare al concerto, lo fa per piacere. I giornalisti no. Non è assolutamente detto che la sera del 17 luglio morissi dalla voglia di ascoltare Rain Dogs, Dirt in the Ground o Jesus Gonna Be Here. Magari avrei preferito una serata trash al Bicocca Village o ciondolare con un Daiquiri in mano alle Colonne di San Lorenzo. All'Arcimboldi dovevo andarci per lavoro. Come l'idraulico, come il vigile del fuoco addetto alla sicurezza. Alcuni colleghi che hanno diligentemente pagato il biglietto mi spiegano che l'idraulico e il vigile del fuoco sono convocati dal Teatro, che non sono loro a proporsi e che, soprattutto, non se ne può fare a meno. Credevo che anche della stampa non si potesse fare a meno. Speravo che la libera cronaca e la libera critica fossero utili alla società e anche al Teatro, tanto quanto l'idraulico. Ho scoperto che non è più cosi.

martedì 8 luglio 2008

Speriamo che non sia vero...

«Il premier italiano è stato uno dei più controversi leader nella storia di un paese conosciuto per corruzione governativa e vizio. Principalmente un uomo d'affari con massicce proprietà e grande influenza nei media internazionali. Berlusconi era considerato da molti un dilettante in politica che ha conquistato la sua importante carica solo grazie alla sua notevole influenza sui media nazionali .... Odiato da molti ma rispettato da tutti almeno per la sua 'bella figura' (in italiano nel testo) e la pura forza della sua volontà, Berlusconi ha trasformato il suo senso degli affari e la sua influenza in un impero personale che ha prodotto il governo italiano di più lunga durata assoluta e la sua posizione di persona più ricca del paese» (Testo tratto dalla cartella stampa distribuita ai giornalisti in viaggio sull'Air Force One per il vertice del G8 che si tiene in Giappone).

mercoledì 2 luglio 2008

Aspettando l'Expo

In fervida e operosa attesa dell'Expo, la solerte cittadinanza meneghina si sta organizzando per palesare al mondo intero l'efficienza del genio italico.
Ecco una prima mirabolante innovazione fare mostra di sé nelle stazioni della metropolitana per alleviare l'improvvida calura estiva ai viaggiatori odierni e futuri.
Maestosi ventilatori muniti di rinfrescanti spruzzi d'acqua con i loro potenti vortici ritemprano la popolazione accaldata.
Una perla tecnologica strappata con agile astuzia alla brama di numerosi Paesi del terzo mondo che ce la contendevano voraci.
Pare che anche l'illustrissima signora sindaco adotterà questa autarchica invenzione rinunciando all'aria condizionata, mezzo notoriamente usato da civiltà infiacchite e decadenti non più avezze ad affrontare la canicola con impavida tempra virile.

sabato 28 giugno 2008

Ha capito tutto

Perché giornali e lettori si scandalizzano se una dodicenne di Treviso si fotografa nuda e vende le foto per comprarsi abiti griffati?
Non sono il guadagno e l'attenzione maniacale alla moda, i valori che le cosiddette persone normali comunicano alle nuove generazioni?
E allora poche storie. La signorina in questione se la caverà sicuramente meglio di tante sue coetanee perbene che però sono pronte a darsi a un uomo solo perchè vogliono che questo le mantenga quando avranno divorziato.

venerdì 27 giugno 2008

Topo secret

Trento, 26 giugno 2008. Una casalinga trova un topo in un barattolo di pomodori pelati. Il giorno dopo i NAS scoprono che non si trattava di un topo, ma di "un agglomerato di tessuto e di altro materiale filamentoso, dall'aspetto inquietante".
Meglio così. Per il topo soprattutto.
Ma perché nessun giornale ha riportato il nome del produttore di pelati, né quello del negozio dove è stato acquistato? Perché devono essere danneggiati tutti i produttori di pomodori in scatola, anche quelli che non permettono né ai topi, né ai brandelli di stoffa di finire nelle loro confezioni?
Rivendico il diritto di essere informato con tanto di nomi è cognomi. Il "CHI" delle vecchie regole giornalistiche non puo' essere taciuto solo per coprire il nome di una importante azienda alimentare.
Anche perché gli stessi giornali hanno sempre pubblicato, come è giusto che sia, il nome di Annamaria Franzoni, della clinica Santa Rita di Milano, di Silvio Berlusconi. O dicono subito il nome di chi ha confezionato quel barattolo di pomodori o per coerenza avrebbero dovuto scrivere che "una mamma" ha ucciso il figlio, che in "una nota clinica milanese" si facevano interventi inutili e che "un importante uomo politico italiano" è continuamente oggetto di indagini giudiziarie.

mercoledì 11 giugno 2008

Aridatece Tangentopoli

Tutti, se avessimo il potere di farlo, faremmo lavorare i nostri amici. Io, quelli bravi, sicuramente sì. Forse per questo, quando scoppiò Tangentopoli non mi scandalizzai più di tanto.
Molto più grave quello che è successo all'Ospedale Santa Rita di Milano. Polmoni asportati per curare la TBC, seni mutilati senza necessità, rotule destre scambiate con quelle sinistre. Pare anche qualche decesso causato da interventi non necessari. Tutto per guadagnare con i rimborsi del servizio sanitario nazionale.

Dopo Tangentopoli, Di Pietro diventò un eroe, i partiti entrarono in crisi e i politici persero la fiducia della gente. Cosa accadrà oggi? Come potremo continuare a fidarci della sanità italiana? Quante altre situazioni come questa ci sono? Chi si sentirà ancora tranquillo prima di un'anestesia?
Come diceva mia zia, siamo nelle mani di Dio. Peccato che Dio non esista, ma il Santa Rita e chissà quanti altri santi, si.

mercoledì 21 maggio 2008

Destra e sinistra

Il 25 aprile del 2003 usciva sul Manifesto l'ultimo editoriale di Luigi Pintor. In questi giorni il giornale lo ha pubblicato di nuovo. Inizia così:
"La sinistra italiana che conosciamo è morta. Non lo ammettiamo perché si apre un vuoto che la vita politica quotidiana non ammette. Possiamo sempre consolarci con elezioni parziali o con una manifestazione rumorosa. Ma la sinistra rappresentativa, quercia rotta e margherita secca e ulivo senza tronco, è fuori scena. Non sono una opposizione e una alternativa e neppure una alternanza, per usare questo gergo. Hanno raggiunto un grado di subalternità e soggezione non solo alle politiche della destra ma al suo punto di vista e alla sua mentalità nel quadro internazionale e interno. Non credo che lo facciano per opportunismo e che sia imputabile a singoli dirigenti. Dall’89 hanno perso la loro collocazione storica e i loro riferimenti e sono passati dall’altra parte..."

mercoledì 7 maggio 2008

Veltroni, Veltroni...

"Sono più gravi i fatti della Fiera del Libro" ha detto Gianfranco Fini riferendosi al giovane di Verona ucciso dai naziskin e alle bandiere israeliane bruciate a Torino. Meraviglia, stupore, condanna. Di giornali e televisioni. Chissà perché? La destra è anche questo. E Fini è uomo di destra. E' stato segretario del Fronte della Gioventù e del Movimento Sociale Italiano. Un fascista, come ancora si definiva nei primi anni '90: «Nessuno può chiederci abiure della nostra matrice fascista» e «Credo ancora nel fascismo, sì, ci credo»
Ma Veltroni che si dice democratico e anche di sinistra?
«Non bisogna mai stabilire priorità su questi temi. Sono due fatti diversi: nel primo caso c’è una vita spezzata ed è molto grave, sottovalutarlo sarebbe un errore molto serio. L’episodio delle bandiere bruciate a Torino è altrettanto grave ma stabilire delle priorità in questi casi è assolutamente sbagliato»
Ma come sbagliato? Certo che bisogna stabilire delle priorità.
Come si può dire che bruciare delle bandiere "è altrettanto grave"? La bandiera è un simbolo. Nicola Tommasoli, ucciso perché ha rifiutato una sigaretta al suo aggressore, era un uomo. Come Walter Veltroni.

sabato 3 maggio 2008

Il solito film

Opening del solito World Press Photo, dalla solita Sozzani, nella solita Milano noiosa. Il solito pubblico con i soliti dilettanti che sbavano. Il solito banale prosecco nei soliti brutti bicchieri. E poi le solite foto, fatte dai soliti fotografi (si somigliano tutti) e i soliti temi. La solita miseria, i soliti morti. Sembra tutto finto, un film. Il solito. Si racconta che i grafici della redazione di Vanity Fair americano abbiano confuso la foto dell'anno scattata da Tim Hetherington, con le foto di scena Di Apocalypse Now di Coppola che dovevano essere impaginate nello stesso numero della rivista.

giovedì 1 maggio 2008

I telefilm di Vincenzo Visco

Non so se è corretto pubblicare i redditi degli italiani. Non ho difficoltà a dichiarare il mio. Pretendo di conoscere quello di chi ha un ruolo pubblico - ministro o poliziotto che sia - e confesso che mi piacerebbe anche sapere quanto guadagnano alcune persone comuni. Pura passione per il gossip.
La cosa scandalosa è che Vincenzo Visco sia stato viceministro dell’Economia.
«Non vedo problemi, c'è in tutto il mondo, basta vedere qualsiasi telefilm americano» ha detto per spiegare questa sua decisione.
Ha imparato il peggio da Berlusconi. Non bastavano fratelli più o meno grandi, isole popolate da gente famosa e Xfactor vari per rincretinire femmine frustrate e maschi incapaci di reagire? Adesso arrivano anche i telefilm americani per giustificare le scelte del passato governo di sinistra. O era di destra? Non l'ho mai capito.
Anche perchè non è vero che è così in tutto il mondo. Negli Stati Uniti ad esempio, malgrado i telefilm che hanno ispirato il signor Visco, "tutte le informazioni personali riguardanti il contribuente sono protette dalla Federal Tax Law. Nessuna informazione privata, come nome, numero sicurezza sociale, indirizzo, numero di telefono, reddito può essere reso pubblico" Come ha dichiarato all'Ansa Andrew DeSouza, portavoce dell'IRS, (Internal Revenue Service), l'agenzia che raccoglie le tasse per le finanze degli USA.
Chissà se loro scrivono le leggi guardando i nostri sceneggiati?

martedì 22 aprile 2008

Diritto di cronaca

Milano, 21 aprile, ore 23.30. Mi telefona un'amica per dirmi che in via Borsieri, dove abito, c'è stata un'esplosione in un negozio. Sembra una bomba. Vado a vedere. Un distributore automatico di DVD. Due vetrine. Completamente distrutte. All'interno Vigili del Fuoco e Polizia. Estraggo una piccola fotocamera e vengo subito fermato da un agente. Mano davanti all'obiettivo e: "Cosa sta facendo?". "Sto fotografando". "Chi l'ha autorizzata? E' vietato". Provo a spiegare: "Nessuna legge vieta di fotografare in una strada. In un luogo pubblico. E poi sono un giornalista. Voglio fare il mio lavoro". "Sarà, mi mostri il tesserino". Eccolo. Giornalista professionista da 14 anni. Lo guarda con attenzione e: "Comunque non può fotografare. I miei colleghi non vogliono essere ripresi". "Sono di spalle" dico. "Non importa, decidiamo noi cosa e quando far fotografare. Lei potrà farlo solo quando non ci sarà più nessuno e solo dopo aver chiesto l'autorizzazione al mio capo". E il diritto di cronaca? L'articolo 21 della Costituzione? O addestriamo diversamente questi signori o le fotografie di cronaca saranno tutte come questa. Nere.

mercoledì 16 aprile 2008

Magic number ?

Ho un abbonamento dati con Tre. Cinque giga a settimana, modem in comodato d'uso, 19 euro al mese e due anni di contratto.

La mattina del 9 aprile accendo il mio Power Book e il modem dà errore. Non riesco a collegarmi a Internet. La sera prima ho navigato senza problemi. Cosa sarà mai successo a computer spento? Provo e riprovo. Niente. Prendo il cellulare e chiamo il 133, il numero dell'assistenza clienti di Tre. Nelle prime 6 (sei) telefonate di qualche minuto ognuna riesco solo a capire che a Milano, dove mi trovo, ci sarebbe un guasto sulla rete che potrebbe anche essere la causa del mio problema. Sarà. Chiedo di aprire una segnalazione (si chiamano cosi) al settore tecnico, ma la signorina del call center dice che servirebbe solo a far perdere tempo a chi alla Tre sta lavorando su problemi seri. E si rifiuta di farlo.


Mattina del 10. Il modem non va. Il messaggio di errore dice ancora che non riesce a dialogare con il server di Tre e mi consiglia di controllare i miei settaggi. Ma io non li ho mai cambiati. Perchè prima funzionava e poi non più? Chiamo di nuovo il 133. Mi fanno ripetere il motivo delle mie lamentele. Di aprire una segnalazione ai tecnici non se ne parla neppure. So essere molto insistente quando serve, anche troppo. Ma la signorina è inflessibile e si rifiuta di farmi parlare con un responsabile del servizio. "Su Milano abbiamo dei problemi da ieri", mi dice di nuovo, "vedrà che nel pomeriggio va tutto a posto".

Pomeriggio del 10. Niente, il modem non funziona. A questo punto siamo alla telefonata numero 8 e comincio a prendere appunti (magari servono a qualcuno). Digito il 133 sul mio cellulare e "Three is a magic number". Musica. Ancora: "Three is a magic number". Ancora musica. Poi: "Tre le da il benvenuto nel servizio clienti. Navigare sul 133 è totalmente gratuito. Per tutte le novità le opzioni e la tv digitale mobile di Tre digiti 1, per la sua ricaricabile e per i nuovi piani tariffari ricaricabili digiti 2, per il suo abbonamento e per i piani tariffari in abbonamento digiti 3, per l'assistenza tecnica e per le impostazioni del suo videofonino digiti 4". Anche nelle precedenti telefonate ho digitato 4. Anche perchè non c'è un opzione per il servizio dati. Lo faccio ancora. "Per conoscere le impostazioni e le configurazioni dei telefonini Motorola digiti 1, per i modelli Nec digiti 2 e cosi via tutte le marche (eccetto la mia scheda dati) altrimenti digiti 9 e a breve potrà parlare con noi". Digito 9. "A breve potrà parlare con un nostro operatore", e poi: "La chiamata sta per essere trasferita ad un'altra numerazion in decade 4 il cui costo se non incluso nelle soglie previste dal suo piano tariffario è di 33 centesimi di euro al minuto iva inclusa. Digiti 1 per confermare di voler parlare con noi". Digito 1, come ho fatto tutte le altre volte. "La preghiamo di attendere a breve potrà parlare con noi. Sono Sonia come posso esserle utile?". Spiego il problema. "Mi da il suo numero?". "Eccolo: 33539... ".
"Come si chiama? Dove è nato? Sa, serve per essere sicuro che sia proprio lei". Rispondo a tutte le domande. "Adesso può dirmi il suo problema". L'ho appena detto. Comunque lo ripeto di nuovo. Sono al tel da 4 minuti e 20 secondi. Appena dico che chiamo da MIlano mi parla di nuovo del guasto di rete. "Aspetti che vado a verificare...". Parte la musica e siamo a 5 minuti e 55. Sette minuti, sette minuti e 23 secondi. "No il problema è stato superato perchè non prova di nuovo a connettersi". "L'ho appena fatto", dico. "Può riprovare adesso". Lo faccio. Non funziona. Chiedo di aprire la segnalazione ai tecnici. "No, megllio di no, aspettiamo ancora qualche ora, vedrà che va a posto da solo". Insisto. Niente.

Dopo qualche ora chiamo di nuovo. "Three is a magic number". Opzioni varie... identificazione per essere sicuri di parlare proprio con me e po mi fanno ripetere tutto da capo. Poi Samantha, Deborah o come accidenti si chiama... "Vedo che il suo è un contratto business". "Sì e allora?". "Allora non è nostra competenza. Noi non siamo abilitati a intervenire. Deve chiamare il 139 e spiegare a loro il suo problema". Tre sarà ance un numero magico ma non potevano dirmelo prima?
Chiamo il 139.

"Three is a magic number". Musica. "Tre business le da il benvenuto nel servizio informazioni aziende, la informiamo che per ulteriori informazioni può visitare il sito www.tre.it/business" e poi "per scoprire la prima vera televisione mobile...." e cosi via fino a "per informazioni su come contattarci digiti 5". Digito 5: "Per contattare il servizio clienti tramite email e per informazioni sul sito www.tre.it/ business digiti 1, per sapere come prenotare la visita di un consulente commerciale digiti 2, per tornare al menu principale digiti 7". Non voglio nessun consulente commerciale. Mi serve un tecnico. Digito 1: "Per risondere alle sue esigenze le offriamo la possibilità di scegliere in libertà (chissà cosa vuol dire?) come richiedere informazioni ed entrare in contatto con noi. Può consultare il nostro sito www.tre.it/ business dove è disponibile un format (io non riesco a collegarmi, come faccio a consultare il sito?) per inoltrarci richieste di informazioni o scriverci direttamente al nostro idirizzo email servizioaziende@tre.it, inoltre una volta diventato nostro cliente (io lo sono già) potrà chiamare il 139 servizio di assistenza riservato alle aziende clienti di 3". Ma non siete voi il servizio assistenza? Io l'ho appena fatto. La voce continua: "Per tornare al menu precedente digiti asterisco, per tornare al menu principale digiti 7".

Richiamo di nuovo il 133. Almeno quì posso parlare con un operatore. Chiamo due volte. La prima cade la linea durante la mia identificazione, la seconda dopo le solite procedure, mi dicono che devo chiamare il 139 da un telefono fisso e non da un cellulare per poter parlare con qualcuno di umano. Chissà perchè visto che Tre gestisce telefonia mobile? E chissà perchè non me l'hanno detto prima? Comunque lo faccio. Solita musica solita signorina che vuol sapere in cosa può essermi utile e alla fine dopo aver spiegato per la quindicesima volta il mio problema mi dicono che per l'assistenza dati esiste un apposito numero verde 800179797. Perchè non lo hanno detto prima, perchè lo tengono segreto? "Ha ragione" dice la signorina "ma cerchiamo di evitare di intasarlo".

Telefono all'800179797. Spiego di nuovo il problema mi chiedono di fare qualche prova, prendono appunti. Ventitre minuti di telefonata. Niente. "Non si preoccupi la faccio chiamare da un nostro tecnico esperto di Mac, lo usa anche lui, ha una scheda come la sua". Passano le ore. Non chiama nessuno. Chiamo di nuovo l'800179797.

Devo ripetere tutto. dati personali e problema. Poi: "Mi fa fare qualche prova". Facciamo le prove.E poi finalmente attivano la segnalazione ai tecnici di rete. "Ci vorrà un po'" mi dice "Se entro domani non mi sente chiami di nuovo lei, ma aspetti nel pomeriggio".

Ore 16.30 sabato 13 maggio. Chiamo io.
"Sono Luca, come posso esserle utile?". Prove di ogni tipo. Le stesse fatte ieri. "Ma non avevano scritto tutto", insisto. E Luca: "Telefono io al nostro servizio tecnico e la richiamo". Non ci credo.

Mi richiama quasi subito. "I tecnici stanno lavorando al suo caso, ma visto che lei usa il modem per lavoro e sono giorni che aspetta le propongo la possibiltà di avere una datacard in uso gratis per una settimana". Grande Luca. Forse lavora alla Tre da poco.
Purtroppo il negozio dove ritirare la carta è chiuso fino a lunedì.

Lunedì 14. Milano, Piazza Cordusio, negozio Tre. "Buongiorno dovrebbe esserci un modem in prova a mio nome. Sa sono giorni che non riesco ad usare la mia scheda". La commessa: "Qui, non ha chiamato nessuno". Interviene un altro commesso. Francesco (San Francesco). "Vai a vedere, dice alla collega". Va in magazzino e torna con un modem Momo Design con attaccato un post-it con il mio nome. Eccolo. Prendo la scatola, ma scopro che non funziona con Mac. Ma come? Hanno passato tutti questi giorni a verificare le impostazioni del mio Power Book, ho atteso un giorno per poter essere ascoltato da un tecnico esperto di Mac e mi danno un prodotto per PC? Chiamo di nuovo l'800179797.

"Buongiorno sono Fabio (credo che si chiamasse così), come posso esserle utile?". "Vorrei parlare con Luca che sta seguendo il mio caso". "Impossibile noi rispondiamo da città diverse". Nuova identificazione, nuova spiegazione del guasto, nuova verifica che siano stati fatti tutti i test di routine. E poi: "Sì è vero c'è una segnalazione aperta... ma ancora non abbiamo risposta".
"Sia gentile può chiamare il servizio tecnico, per sapere quali tempi prevedono?". "Impossibile" dice Fabio "non è prevsito dalle nostre procedure". "Ma ieri Luca lo ha fatto" dico. "Non credo, lo avrà detto a lei per tranquillizzarla. E se lo ha fatto ha violato le regole". "lo licenzieranno" dico in modo ironico. E lui: "Sì, dovrebbero".
Non so più cosa fare.

Il buon Francesco del negozio di piazza Cordusio capisce la situazione: "Io non sono un tecnico, ma forse è guasta la scheda (mitico, anche lui la chiama scheda come me e non come Fabio che, quando ho detto scheda, ha finto di non capire fino a quando non mi è venuto in mente che loro le schede le chiamano USIM). "Provo a cambiargliela se vuole". Proviamo.
Torno a casa e il modem, dopo sette giorni si connette di nuovo.

16 maggio. Squilla il mio cellulare: +39139. Rispondo. "Pronto sono Luca volevo dirle che sulla rete non ci sono problemi, forse la scheda...". Lo ringrazio. Gli spiego che tutto è risolto.

Ogni tanto si incontrano persone civili e professionali come Luca e Francesco. La Tre non li merita. Il call center è pensato soprattutto per vendere abbonamenti e nuovi serizi ai clienti. Gli operatori hanno scarsa preparazione professionale e pochissima capacità di relazionarsi con il pubblico. Sembra quasi che vengano mandati allo sbaraglio, liberi di dare sfogo a frustrazione, arroganza, bisogno di potere.

martedì 1 aprile 2008

W il No Copyright, ma senza esagerare.

Mio padre voleva che facessi il medico, l'assicuratore, il bancario. Anche il meccanico sarebbe andato bene. Un lavoro vero, come diceva lui. La mia passione per la pittura prima e per la fotografia poi lo tormentava. Era convinto che il guadagno e la sicurezza arrivassero solo dai lavori tradizionali, materiali. Per fortuna non ci ho creduto. Mi sono licenziato dalle Generali Venezia dove, grazie a una sua specie di raccomandazione, avevo lavorato per pochi mesi e ho iniziato tutta la trafila dei lavori che lui non capiva. Art director, disegnatore di gioielli, fotoreporter, videogiornalista, regista, project manager...
Sono felice della mia scelta. Ma comincio a preoccuparmi quando sento difendere, in modo superficiale e modaiolo, il free copyright e l'offerta gratuita dei contenuti. E gli autori come mangiano? Perchè anche i meccanici, i fornai, i dentisti non fondano delle community e offrono gratuitamente il loro lavoro?
Sono contrario al concetto di copyright.
Penso che come lo intendiamo oggi vada abolito. Sono interessato a Copyleft, No copyright, Creative Commons. Vorrei che tutto fosse di tutti. Ci ho sempre creduto anche quando armato di Eskimo gridavo per le strade. Ma facciamo in fretta. Troviamo una forma alternativa al copyright tradizionale che permetta la libera diffusione delle opere. Ma anche una vita decorosa agli autori, ai creativi, agli intellettuali. Tanto quanto quella dei medici, dei bancari, degli idraulici. Altrimenti dovrò ammettere che aveva ragione mio padre.

mercoledì 26 marzo 2008

Leggi razziali in arrivo...

Pierferdinando Casini: "... bisogna che facciamo più figli"
Anna La Rosa:
"Lei è al suo quarto figlio"
Casini:
"Diciamo che sto dando il mio contributo... dobbiamo porci anche la questione demografica, è una grande questione, altrimenti tra qualche anno le nostre scuole avranno solo ragazzini extracomunitari. Non ci saranno più gli italiani"
Il dialogo è tratto da "Tele Camere" del 23 marzo 2008.
Settanta anni fa il R.D.L., n. 1390 aveva come titolo: Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola. Venne emanato il 5 settembre 1938 e a firmarlo furono Vittorio Emanuele, Mussolini, Bottai, Di Revel.
Iniziava così:
"Ritenuta la necessità assoluta ed urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza nella scuola italiana..."

martedì 25 marzo 2008

Ma quale privacy?

Ho sempre detto che sono disposto a rinunciare alla privacy. Alla mia. Vorrei essere ripreso giorno e notte da una telecamera e che queste immagini venissero diffuse con ogni mezzo. Non solo per mania di protagonismo, ma perchè spero che tra le moltitudini di spettatori ce ne sia qualcuno disposto a diventare mio complice e a lottare contro le ingiustizie che io, come tutti noi, subisco ogni giorno. Non mi scandalizzo se vedo la foto di un bambino al mare e non credo che la pubblicazione di quelle fotografie vada vietata. Giornali, e televisioni non la pensano nello stesso modo. E nemmeno i "genitori" pronti a speculare su pubblicazioni non autorizzate dei loro figli.
Oggi il Corriere, edizione milanese, pubblica un'immagine ripresa durante una visita del cardinal Tettamanzi nel carcere di San Vittore dove
sono perfettamente riconoscibili i detenuti. Siamo proprio sicuri che quegli adulti dietro alle sbarre non saranno danneggiati da quella foto? Sicuramente più di quanto possa esserlo un bambino ripreso mentre corre felice in un parco.

lunedì 24 marzo 2008

Giuramento di Ippocrate

Milano, Bolgna. Altoparlante dell'Eurostar: "Se c'è un medico a bordo è pregato di portarsi nella carrozza nove". Passano due minuti: "Se c'è un medico a bordo è pregato di portarsi nella carrozza nove". Accanto a me due adulti, maschio e femmina, e due bambini. I figli presumo. Il più grande, attorno ai sette anni, si rivolge al padre. "Tu sei un dottore perchè non vai?". L'uomo finge di non sentire, il bambino insiste ancora. Così il "dottore", incoraggiato anche da quella che sembra essere la moglie si alza e va verso la carrozza nove. Torna dopo dieci minuti: "Quante storie, dovevo immaginarlo, un banale mal di pancia".

venerdì 14 marzo 2008

Più fast di così...

McDonald's di Piazza di Spagna a Roma. Ordino un'insalata di pollo. Il commesso la mette sul mio vassoio... passano pochi secondi e prima di pagarla ci ripenso. Niente pollo, voglio un insalata di tonno e legumi. Me la cambiano con la massima gentilezza. Nello stesso momento prendono quella che avevo ordinato pochi istanti prima, una busta di patatine e una decina di "Cheesburger" e buttano tutto nel secchio della spazzatura! Penso a una candid camera. Non è così. Il commesso mi spiega, con molta professionalità, che nei McDonald's hamburger e insalate vanno servite entro 10 (dieci) minuti dalla preparazione. Le patatine entro 7 (sette). Se non vengono vendute entro quel periodo finiscono neli'immondizia e ne preparano di nuovi"I nostri cibi devono essere identici a quelli delle foto che li pubblicizzano", mi dice. Ma siamo sicuri che un'insalata preparata un'ora prima non sia più mangiabile? Non si potrebbero recuperarla e offrirla a chi ha fame e dell'aspetto estetico non ne fa un problema? E poi, quanto è il ricarico su ogni piatto se possono permettersi di buttarne a centinaia? Un mio amico dice che il vero motivo è diverso. Secondo lui i cibi di McDonald's dopo pochissimi minuti hanno un'altra apparenza, un'altro odore, ma soprattutto un altro sapore.